Il futuro del lavoro è femmina: ce lo racconta Silvia Zanella

Silvia Zanella

Future is Female: perchè? 

Scopri in questa interessante intervista a Silvia Zanella, Head of Culture and Employee Experience per una grande società dì consulenza e autrice di «Il futuro del lavoro è femmina: Come lavoreremo domani», perché il futuro necessita di una dimensione più femminea nel modo di lavorare e quali nuove sfide ci attendono nel breve periodo.


Cosa ti ha spinto a scrivere «Il futuro del lavoro è femmina: Come lavoreremo domani» e quali gap e bias vuole sconfiggere questo libro?

Quando ho iniziato a scrivere i primi post, che hanno dato vita al TEDx e al libro, ero molto arrabbiata.

La narrativa sul futuro del lavoro era molto tecnofobica; si pensava e dava evidenza ad una letteratura che raccontava la fine del lavoro causata dalla robotizzazione e automazione, con una previsione di ecatombe occupazionale. Erano contributi interessanti ma non costituivano una vera chiave di lettura del futuro del lavoro poiché parlavano degli eventi solo in chiave deterministica. Siamo noi a costruire il futuro, creando una nostra relazione con le macchine e non subendone le conseguenze. 

Inoltre, verso la fine del 2018, la politica aveva ancora una visione antiquata del lavoro, totalmente legata a vecchi stilemi e impreparata ad affrontare nuove sfide. Questo era per me inaccettabile, volevo scrivere qualcosa che mettesse al centro della cultura del lavoro le persone, in modo che non fossero in alcun modo schiacciate dalla visione tecno-centrica o dalla visione assistenzialistica della politica.

Nell’incipit del tuo libro sottolinei come «Il futuro del lavoro è femmina. Non donna, femmina.». Ci racconti la differenza e la distinzione tra femmina e donna?   

Volevo spiegare con grande chiarezza che non si tratta di una lotta tra i sessi, ma che tutti dovrebbero sviluppare una dimensione più femminea nel modo di lavorare a vantaggio di una nuova cultura organizzativa e professionale. 

Il futuro del lavoro è femmina non tanto perché le donne vinceranno nel mercato del lavoro di domani, ma perché quanto più sapremo interiorizzare le caratteristiche stereotipicamente e archetipicamente femminili tanto più, a mio avviso, guadagneremo nelle relazioni sul lavoro e nella capacità di portare a compimento i nostri obiettivi professionali. 

Quali ritieni siano le caratteristiche necessarie affinchè in azienda si impari a condividere obiettivi e a dare e generare fiducia? 

Credo che il Covid abbia messo in evidenza gli aspetti che riguardano la fiducia, la delega e la responsabilizzazione

Di fronte all’emergenza molti sono riusciti, senza alcuna formazione precedente, ad auto organizzarsi e a portare avanti con grande motivazione il nuovo modo di lavorare, dimostrando che meritavano, e meritano, fiducia sul lavoro.

Quanto più si riesce a lavorare sulla cultura del dialogo, della trasparenza e della delega e tanto più le persone si sentiranno ingaggiate, motivate e coinvolte a portare il cuore e la loro pancia sul lavoro, oltre ovviamente al cervello.

Il libro, uscito a giugno 2020, parla ovviamente di futuro del lavoro; dopo un anno dalla sua uscita, ti va di raccontarci qualche ulteriore previsione che riguardi il breve periodo?

Sono molto colpita che, dopo un anno e mezzo, se ne parli ancora così tanto, probabilmente perché ripensarsi e a ripensare il proprio lavoro è per le organizzazioni e per i singoli lavoratori un nervo ancora scoperto.

In questa fase, al netto della terrificante emergenza sanitaria, sono tanti gli stimoli che hanno condizionato la nostra cultura del lavoro. Ovviamente ora va metabolizzato e capitalizzato anche tutto quello che abbiamo sofferto in questo lungo anno e mezzo. 

Sarà ora necessario riflettere sull’integrazione vita-lavoro, capire quali confini vogliamo dare, personalmente e a livello di team, al nostro privato e al nostro professionale o viceversa che tipo di intersezioni ci troveremo a gestire.