L’Intelligenza Artificiale (AI) è una delle tecnologie destinate a cambiare le nostre vite: può davvero salvare il mondo?
«L’Intelligenza Artificiale è una delle tecnologie destinate a cambiare le nostre vite. Per questo crediamo sia fondamentale che i giovani sviluppino un pensiero critico anche su questa materia capace di renderli veri protagonisti del futuro. Abbiamo bisogno del loro contributo intelligente se vogliamo sperare in un mondo migliore». Sostiene Piero Poccianti, Presidente AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza artificiale).
L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando molti settori
L’Intelligenza Artificiale (IA) è una tecnologia esponenziale che, durante gli ultimi anni, sta rivoluzionando moltissimi settori, generando però anche un importante impatto ambientale. Gli algoritmi, diventando sempre più complessi, necessitano infatti di una quantità superiore di risorse energetiche che comporta inevitabilmente un aumento del rilascio di CO2 in atmosfera. Una reale minaccia per la sopravvivenza del nostro pianeta, per la quale diventa fondamentale pensare e realizzare infrastrutture tecnologiche sempre più efficienti. Un progetto molto ambizioso ma estremamente rilevante in cui possono giocare un ruolo significativo tutti, sia le grandi aziende che, soprattutto, la community dei makers, gli artigiani del futuro, che si avvalgono di tecnologie nuove e potrebbero davvero rivoluzionare il mondo.
Le attività quotidiane consumano parecchie risorse energetiche
«Nel 2016, una nota diramata dall’agenzia per l’ambiente francese affermava che ogni megabyte scambiato su internet libera circa 0.6g di CO2 nell’ambiente. Se facciamo i calcoli è evidente che stiamo liberando delle considerevoli quantità di energia; qualcuno sostiene addirittura che il 7% dell’energia venga consumato dall’elaborazione dei dati su internet. Emblematico è il libro “How bad are bananas: the carbon footprints of everything” di Mike Berners-Lee. Il ricercatore americano pone l’attenzione sulla liberazione di CO2 anche in semplici attività quotidiane come un video scambiato su internet», prosegue Piero Poccianti.
Semplici attività quotidiane, come lo streaming e il trasferimento di dati, infatti, sono operazioni che consumano molte risorse energetiche. Se pensiamo alle architetture Cloud impiegate nelle grandi aziende, che richiedono lo spostamento di una grande mole di dati, i problemi non si limitano all’ambiente. Emerge infatti anche la tematica della privacy. Le multinazionali detengono informazioni, talvolta anche sensibili, soggette a rischi di Data Leak. La centralizzazione dei dati nei grandi Cloud e Data Center però non è altro che il riflesso del modello economico attuale, dove il grande prevale sul piccolo.
L’Intelligenza Artificiale a supporto di un nuovo modello economico
Lo sviluppo e l’impiego dell’IA, quindi, dovrebbero essere a supporto di un nuovo modello economico capace di aumentare il benessere delle persone; in una modalità sostenibile per il pianeta. L’IA potrebbe infatti rivelarsi lo strumento più prezioso al momento in nostro possesso per ottimizzare i consumi energetici. Questa tecnologia è in grado di mostrare non solo quanto e dove si consuma, ma anche come limitare tali consumi. Per citare un esempio su tutti, l’agricoltura intelligente oggi permette di ridurre al minimo l’impiego di acqua, fertilizzanti, pesticidi e insetticidi.
Architetture Fog
A tal proposito, il Presidente di AIxIA, illustra le cosiddette architetture Fog: «Sono delle strutture intermedie in cui si usano dei server il più vicino possibile alla fonte di elaborazione dei dati. Questo sistema viene largamente impiegato nell’agricoltura di precisione che ricorre a strumenti, come sensori e droni, per controllare un campo coltivato e sapere quando annaffiarlo o utilizzare il pesticida, riducendone magari al minimo l’utilizzo. Il problema è che questo tipo di soluzioni vengono adottate in Africa o in India, paesi carenti sia di infrastrutture che di connessione Internet. Qui però risiede proprio il vantaggio delle architetture Fog che permettono di localizzare e inviare i dati all’elaboratore funzionante più vicino».
Questa tipologia di architettura, quindi, risulta più efficace non solo da un punto di vista ambientale e di consumi, ma anche di funzionamento. Non essendo un sistema centralizzato, infatti, non si arresta quando manca un elemento come la connessione o la possibilità di raggiungere un server lontano.
Architetture Edge
Altri sistemi basati sull’IA, come le architetture Edge, inoltre, consentono di elaborare i dati sul dispositivo da cui vengono prodotti: «Pensiamo ad una telecamera di sicurezza. Da una parte tutti i video vengono indirizzati verso un cloud che analizza le informazioni in tempo reale, dall’altra possiamo decidere di affidarci ad un sistema Edge che, grazie ad un piccolo device installato nella telecamera, analizza e riconosce le situazioni di rischio. Questo significa che, da quella stessa telecamera, non uscirà più indistintamente tutto il flusso dei dati ma solo un allarme qualora si registrasse un’attività di pericolo», spiega ancora Poccianti.
L’Intelligenza Artificiale al servizio dell’uomo e del Pianeta
A favore di uno sviluppo dell’IA nel rispetto del benessere dell’uomo e delle risorse del pianeta, si sono mosse sia l’Italia che l’Europa. La stessa strategia nazionale delineata dal MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) si ispira proprio a quei principi, richiedendo maggiori investimenti e ricerche interdisciplinari per un utilizzo etico ed eco-compatibile dell’AI. Un approccio, quest’ultimo, che trova conferma anche a livello europeo e mondiale con la nascita di organizzazioni, come CLAIRE (Confederation of Laboratories for Artificial Intelligence Research in Europe) e AI4Good.
L’Intelligenza Artificiale può cambiare la realtà
L’Associazione Italiana per l’intelligenza artificiale (AIxIA) ha fornito il proprio contributo a commento della bozza per la definizione delle linee guida etiche necessarie per la realizzazione di un’Intelligenza Artificiale affidabile, elaborata a fine 2018 dal gruppo di esperti sull’IA nominati dalla Commissione Europea.
Contributo di cui ha parlato anche il presidente di AIxIA Piero Poccianti: «Siamo convinti che non si possa parlare di etica dell’IA senza comprendere il momento storico in cui viviamo. Siamo nel pieno di una crisi che ha più sfaccettature. Una crisi della democrazia, perché la gente sta perdendo fiducia nel sistema democratico; economica, determinata non solo da una mancata crescita del Pil, ma anche dal continuo e sempre più insostenibile aumento delle differenze sociali ed infine ambientale, come dimostrano gli evidenti danni procurati al pianeta.
Il contributo dell’Associazione ha la volontà di mostrare come l’Intelligenza Artificiale possa cambiare radicalmente la realtà. Se la iniettiamo in un sistema sbagliato sicuramente avremo effetti distonici, ma se al contrario la utilizziamo in un sistema virtuoso cercando di migliorare davvero il benessere dell’umanità e del pianeta, a nostro avviso, darà un grande contributo. É chiaro che abbiamo bisogno di cambiare il modello economico, di distribuire meglio le risorse e di attingere all’inventiva delle persone. Da qui l’importanza dei makers, la cui creatività può rivelarsi un mezzo efficace per cambiare profondamente il modello economico e rispettare maggiormente il pianeta».
L’Europa punto di riferimento nella ricerca
L’Europa è ancora un punto di riferimento per quanto riguarda la ricerca, soprattutto quella di base. Il problema si pone in prospettiva. Molti giovani ricercatori europei, infatti, sono attirati e conquistati dalle grandi compagnie americane e cinesi con importanti offerte economiche, neanche lontanamente paragonabili a quelle europee.
In Europa, però, si pone l’uomo al centro, tenendo conto degli impatti ambientali, economici ed etici come ad esempio la privacy: «Sia Cina che America stanno investendo molte risorse, anche e soprattutto economiche, trascurando però molto probabilmente i fattori umani e i danni ambientali. In Europa invece grazie ad una tradizione culturale diversa tali aspetti sono considerati primari. Più che un freno allo sviluppo dovremmo quindi imparare a considerarla un valore che può portare ad importanti successi come ad esempio l’entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), il regolamento europeo generale sulla protezione dei dati. Se l’Europa perde questa battaglia, quindi, forse non sarà la sola a perderla», conclude Piero Poccianti.